I POPOLI
Nel territorio della Chukotka vivono circa 16.000 indigeni di diversi gruppi etnici. La stragrande maggioranza di essi sono di etnia Chukchi, circa 12.000, la parte rimanente è composta da Yupik Eskimo che contano circa 1.500 persone, altrettanti sono Even, i Chuvan sono un migliaio, Yukagir, Koryak, Evenk e altri circa 300. Essi sono i discendenti dei primi uomini che giunsero in queste terre dalla Siberia seguendo le loro prede e che poi scelsero di restare.
Anzichè descrivere i vari popoli a seconda del loro gruppo etnico ho preferito farlo in base all‘attività economica e produttiva che più li caratterizza. Tradizionalmente essi si dividono, a seconda della loro occupazione principale, in due gruppi: gli abitanti della costa cacciatori stanziali di mammiferi marini e gli abitanti della tundra allevatori nomadi di renne. Fanno parte del primo gruppo i Chukchi della costa, che sono sparsi nei villaggi di tutta la regione, i Koryak della costa e gli Yupik Eskimo, concentrati in alcuni villaggi nello stretto di Bering, mentre i Chukchi e i Koryak della tundra fanno parte del secondo, così come tutti i rimanenti gruppi etnici.
GLI ABITANTI DELLA COSTA
La cultura dei cacciatori di mammiferi marini si sviluppò nell‘antichità e permise a quegli uomini di sopravvivere in un ambiente duro e ostile. A seconda del periodo più caldo o più freddo essi cacciavano balene piuttosto che trichechi o foche. Durante fasi climatiche particolarmente rigide il suolo diventava completamente ghiacciato per cui le renne non erano in grado di arrivare ai licheni di cui si nutrono e morivano. Ecco allora che i nativi allevatori di renne dovettero anch‘essi adattarsi alle nuove condizioni e dedicarsi alla caccia in mare.
La caccia, allo stesso modo per i Chukchi, gli Eskimo e anche i Koryak, avveniva in modo collettivo e le prede erano suddivise tra tutti. Alcune „baidara“, così vengono chiamate le imbarcazioni di pelle di tricheco, inseguivano insieme una balena, la arpionavano, la facevano stancare e poi la trafiggevano con lance. Per togliere energia ai cetacei la sterategia prevedeva di rendere loro difficile il nuoto e l‘immersione con l‘ausilio di speciali contenitori fatti di pelle di foca o tricheco che venivano riempiti d‘aria e legati agli arpioni. Questo vale soprattutto per la caccia alle balene grigie, che una volta uccise, affondano, mentre le balene della Groenlandia, a causa dello spesso strato di grasso di cui dispongono, rimangono a galla. Caratteristica che ha reso questa specie particolarmente appetibile ai cacciatori di balene, portandola, nel nord Atlantico, sull‘orlo dell‘estinzione.
Dare la caccia alle balene grigie è molto pericoloso in quanto esse „sentono“ di essere in pericolo, e allora reagiscono in modo violento, spesso attaccando le imbarcazioni degli uomini e cercando di rovesciarle. Va da sè che cadere in queste acque così fredde, dove un essere umano può sopravvivere pochi minuti, è molto rischioso. Nel 1995, nel piccolo villaggio di Sireniki, hanno perso la vita 14 uomini.
Le balene della Groenlandia, preda preferita dei nativi, prediligono le aree con molto ghiaccio per cui in primavera ne seguono lo scioglimento spostandosi a nord e in autunno ne accompagnano la formazione verso sud. I nativi, che ben conoscevano questa peculiarità, si appostavano presso gli stretti lungo la loro rotta e attendevano il loro arrivo. Di solito la caccia avveniva in autunno, quando le balene migravano verso sud. Una balena poteva sfamare alcune famiglie per un lungo periodo e la carne veniva conservata nel permafrost, inoltre forniva grasso e fanoni per il commercio.
Durante il periodo Sovietico molti indigeni furono costretti a lasciare i piccoli insediamenti dove vivevano e a trasferirsi in centri maggiori per svolgere mestieri che non appartenevano loro. Ben presto non furono più in grado di mantenersi e allora tornarono a cacciare i mammiferi marini. Negli anni ‘90 operavano circa 100 gruppi nei quali erano coinvolti oltre 700 cacciatori. Recentemente si è presentato un nuovo problema, alcuni esemplari di balena grigia appena ferite hanno emanto un terribile fetore assimilabile a quello dei medicinali. Siccome esse si nutrono di plankton sul fondo del mare e i piccoli organismi di cui si cibano possono accumulare sostanze tossiche, probabilmente questa è la spiegazione del puzzo e anche di un considerevole aumento degli spiaggiamenti. Gli indigeni chiamano questi cetacei le „balene puzzolenti“ e per evitare di ucciderne una per sbaglio aspettano che essa respiri così da sentirne l‘odore. Attualmente una ventina di villaggi di nativi lungo le coste della Chukotka praticano la caccia alle balene e principalmente quelle grigie in quanto le quote delle balene della Groenlandia sono molto basse, è permesso catturarne solo 5 esemplari.
Yupik Eskimo, Chukchi e Koryak oltre alle balene hanno da sempre cacciato anche le foche ed i trichechi. Le prime venivano cacciate in inverno, lungo il limite del ghiaccio oppure dai buchi utilizzati da esse per respirare, utilizzando arpioni e reti. Questa attività risulta molto più difficoltosa nella stagione calda, in quanto le foche sono in acqua e preferiscono non avvicinarsi troppo alle imbarcazioni per cui l‘unico strumento per catturarle rimane l‘arpione. In tempi più moderni si è sviluppato anche un tipo di caccia con le armi da fuoco.
Il tricheco rappresenta una preda più prestigiosa rispetto alla foca e veniva cacciato in estate e autunno con l‘ausilio di lance sui lastroni di ghiaccio o sulla banchisa. Durante la migrazione primaverile, maggio e giugno, e autunnale, settembre, venivano cacciati dalle imbarcazioni per mezzo di arpioni equipaggiati con galleggianti. Anche per quanto riguarda i trichechi l‘uso dei fucili è ormai comune e diffuso.
GLI ABITANTI DELLA TUNDRA
L‘allevamento delle renne in Chukotka ha avuto origine nel XVIII secolo e ha riguardato quasi esclusivamente i Chukchi. Le renne sono in grado di fornire agli allevatori tutto quello che è loro necessario per vivere. Per la maggior parte dell‘anno gli animali erano liberi di muoversi nella tundra, ma giunta l‘estate gli allevatori spingevano le mandrie lungo la costa dove montavano le yaranghe, le tipiche tende di pelle di renna, e si dedicavano alla pesca e alla caccia di mammiferi marini. Ogni gruppo di Chukchi aveva le sue proprie rotte migratorie attraverso la tundra e non le cambiava a meno di qualche disastro ambientale o condizioni particolari di ghiaccio.
Gli uomini lavoravano molto duramente e dovevano seguire gli animali che in un giorno potevano spostarsi anche di 10-15 chilometri prima di potersi riposare. Le donne, anch‘esse piuttosto impegnate, si occupavano invece della casa, dei vestiti e della preparazione del cibo. A seconda del loro livello di prosperità i gruppi di allevatori erano suddivisi in quelli che avevano molte renne e quelli avevano poche renne. Per vivere dignitosamente ogni famiglia doveva possedere almeno 200-250 capi.
A partire dalla metà del XIX secolo il commercio di pellicce e l‘allevamento degli ungulati divennero attività molto importanti e iniziarono regolari commerci tra Russi, Eskimo e Chukchi. Va da sè che questo portò a dei cambiamenti economici. Nel 1926-27 venne fatto il primo censimento delle renne e ne furono contate oltre 600.000. Negli anni ‘60 per la prima volta gli anumali vennero vaccinati contro le malattie portate dalle punture degli insetti. Il cambiamento dell‘economia statale degli anni ’90, e marginalmente anche gli incendi, hanno avuto effetti devastanti sull‘attività di allevamento, tanto che nei primi anni del XXI secolo erano rimasti solo 90.000 capi in tutta la Chukotka. Inoltre, mentre in passato l‘intera famiglia era coinvolta nell‘impresa, all‘improvviso gli uomini si sono trovati soli nella tundra, con i bambini impegnati nella scuola e allontanati dalle mandrie, e le donne restie a tornarci. Molte famiglie hanno completamente perso le tradizioni, l‘allevamento delle renne, infatti, non è solo un‘attività produttiva, è soprattutto un modo di vivere.
LE RENNE DEI CHUKCHI
Il termine Chukchi, adottato dai Russi, deriva dall‘autodenominazione dei Chukchi della tundra che chiamavano se stessi „Chauchu“, che significa „ricchi di renne“, per distinguersi dai Chukchi della costa e dagli altri popoli. Le renne quindi hanno da sempre influenzato la vita di tutti i Chukchi tanto da essere più importanti per essi di qualsiasi altra cosa. In effetti pare che questi ungulati siano stati creati appositamente per aiutare i popoli del nord, Chukchi inclusi, a sopravvivere.
Della renna si utilizza tutto, dalle corna agli zoccoli, i nativi ci ricavano carne, vestiti, scarpe, tende e medicine. La pelle di di questi animali consiste di un pelo esterno fitto e lungo e uno interno molto soffice; il grasso sottocutaneo protegge l‘animale dal freddo. Le renne non hanno ghiandole sudorifere e possono tollerare temperature che vanno fino a -60°C abbassando molto la frequenza di respirazione. Allo stesso modo, aumentando quest‘ultima, sono in grado di affrontare temperature piuttosto alte. Hanno zoccoli anteriori più grandi di quelli posteriori e appuntiti ai lati, inoltre le due metà in cui essi sono divisi si possono allontanare l‘una dall‘altra in modo da fornire un punto di appoggio molto più ampio, utilissimo nel pantano o sulla neve fresca. Ogni anno le renne perdono le corna, i maschi in autunno subito dopo l‘accoppiamento e le femmine una settimana dopo aver partorito. Il loro cibo principale è il muschio, l‘unica cosa disponibile nella tundra in inverno, e il loro stomaco è in grado di assimilarlo molto velocemente. Per preservare i pascoli gli allevatori Chukchi fanno delle rotazioni per cui utilizzano lo stesso posto ogni due anni solamente. Questi animali adorano i funghi che rappresentano per loro un‘ottima fonte di acqua.
A volte fuggono dal gruppo e si uniscono alle renne selvatiche così che i Chukchi devono inseguirle, catturarle e riportale indietro. In natura solo i maschi più forti sono deputati alla riproduzione e quando invecchiano lasciano il posto ad esemplari giovani dominanti, nelle mandrie domestiche sono gli allevatori a regolare e decidere circa le castrazioni. Fino a pochi anni fa provvedevano loro stessi a castrare le renne utilizzando i denti per masticare lo scroto degli animali maschi. Le renne della Chukotka pesano da 80 a 120 chilogrammi, sono piccole, con il corpo tozzo e le zampe forti, resistenti, insomma nate per affrontare le dure condizioni del nord. I Chukchi non usano cavalcare questi ungulati e molto raramente le utilizzano per trainare le slitte; le pasturano senza l‘utilizzo di cani per cui essi sono molto docili.
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