LA STORIA
Fare una ricostruzione storica precisa della Chukotka è impresa ardua, soprattutto per quanto riguarda gli esordi della presenza umana. La domentazione archeologica, spesso frammentaria e incompleta, consente comunque agli esperti di dare delle indicazioni di massima.
BERINGIA
Gli scienziati pensano che i primi uomini a giungere nei territori dell‘odierna Chukotka, circa 70.000-30.000 anni fa, provenissero dalla Siberia e fossero attirati qui dall‘abbondanza di prede. In quel tempo queste terre ospitavano molti mammuth, rinoceronti lanosi, bisonti e buoi muschiati. L‘America e l‘Asia erano collegate da una grande piana chiamata „Beringia“ ed è proprio attraversandola che l‘uomo potè colonizzare l‘America.
Queste condizioni iniziarono a mutare circa 12.000 anni or sono quando le dimensioni della „Beringia“ cominciarono pian piano a diminuire fino a scomparire completamente circa 10.000 anni fa. La causa di questo processo, va molto probabilmente ricercata, nell‘innalzamento delle temperature che hanno causato lo scioglimento dei ghiacciai nelle valli e sugli altopiani le cui acque si sono riversate in mare alzandone il livello. Allora due oceani, il Pacifico e l‘Artico, furono uniti dallo stretto di Bering. Le nuove condizioni spinsero molti animali all‘estinzione e l‘unica preda rimase la renna. Gli abitanti dovettero adattarsi e passarono dalla caccia alla pesca e soprattutto alla caccia di animali marini.
I CACCIATORI DI MAMMIFERI MARINI
Questa nuova cultura si sviluppò circa 2.000-3.000 anni or sono, gli scavi di alcuni antichi insediamenti e luoghi di sepoltura hanno rivelato che la caccia dei mammiferi marini era l’attività principale degli abitanti della costa dello stretto di Bering già a metà del primo millennio A.C.. La sua caratteristica più incredibile è sicuramente l‘adeguamento alla vita di mare: pellicce sapientemente adattate e impermeabili, abitazioni in parte sotterranee costruite con ossa di balene, nascondigli di pelle di renna riscaldati da contenitori in cui bruciava il grasso, inaffondabili kayaks a vela, leggerissime barche in pelle di tricheco, arpioni ai quali si staccava la punta e molti altri strumenti di pietra e avorio; con questi nuovi strumenti quegli uomini diventarono abili cacciatori di trichechi, foche, balene, renne, orsi polari e altri animali e uccelli.
GLI ALLEVATORI DI RENNE
La transizione dalla caccia terrestre alla caccia in mare fu il primo cambiamento significativo nello sviluppo dell’antica popolazione costiera. La seconda e ancor più significativa evoluzione è invece avvenuta nella tundra, quando i cacciatori di renne cominciarono ad addomesticare gli animali dando inizio della pastorizia nomade delle renne, un’attività molto più efficiente di qualsiasi tipo di caccia. Lo stile di vita nomade e l’allevamento delle renne è stato l’unico strumento di sviluppo applicabile ai grandi pascoli di licheni che caratterizzano il Nord–Est della regione. L’origine esatta della cultura delle renne in Chukotka non è ancora stata pienamente ricercata e vi sono una serie di ipotesi molto contraddittorie. Quello che è certo è che essa si è sviluppata successivamente a quella della caccia ai mammiferi marini, quindi solo alcuni secoli fa.
Lo sviluppo della pastorizia nomade ha posto fine al metodo di produzione delle comunità primitive praticata in Chukotka per millenni. L‘organizzazione matriarcale che caratterizzava tutti i popoli di cacciatori della regione si trasformò in patriarcale. Si svilupparono il concetto di proprietà privata e i rudimenti della democrazia militare sono rappresentati in molti ritrovamenti archeologici, come insediamenti fortificati costruiti su rocce inaccessibili, siti di battaglia dove si possono trovare resti di armi di avorio, punte di frecce e altre armi. Il periodo di guerre tribali in Chukotka si riferisce alla fine del XVII e inizio del XVIII secolo, ed è in parte legato all‘arrivo dei primi pionieri Russi.
Quando i Russi scoprirono l’estremo oriente dell’Asia, la prima cosa che notarono fu che i nativi della Chukotka si dividevano in due gruppi, a seconda della loro attività economica e della casa. Il primo, i cacciatori di mammiferi marini che erano stanziali, vivevano lungo le coste e comprendeva gli eschimesi, i Chukchi, i Koryak e i Kereks. L‘altro aveva uno stile di vita nomade, occupava la tundra delle zone più interne della Chukotka e comprendeva i Chukchi e gli Yukaghirs. Accadeva che intere mandrie di renne fossero sequestrate da una tribù o che le persone provenienti da altri clan fossero ridotte in schiavitù, questo scatenava furiose battaglie, le più frequenti e sanguinose delle quali sono avvenute tra Koryak e Chukchi. Inoltre questi ultimi, che erano più numerosi, hanno ben presto abbandonato le zone cadute sotto l‘influenza Russa e quindi esercitato pressione sui territori occupati da Koryak, Kereks e Yukaghir che a loro volta hanno cercato aiuto dai Russi stessi. Insomma, se da una parte l‘arrivo dei Cosacchi in Chukotka pose fine all’isolamento centenario di questi popoli dell‘età della pietra, dall‘altra portò nuovi problemi.
MAPPA DISEGNATA DA ALISON M. KERR
I PRIMI RUSSI
I Cosacchi Ivan Erastov, Feodor Chukihcev e Afanasiy Stafanov scrissero nel 1641: „E abbiamo incontrato nativi Alaseyski sul fiume Alasey e iniseme a loro uomini Chukchi con le loro famiglie“. Questo è il primo scritto a citare i Chukchi. I Cosacchi, che già occupavano la Siberia, erano sempre alla ricerca di nuove terre da sfruttare, ricche di pellicce e magari di avorio, così una dopo l‘altra si succedettero molte spedizioni che esplorarono la parte occidentale della Chukotka. Se la parte più vicina alla Siberia cominciava a diventare nota, nulla ancora si sapeva della regione orientale.
SEMEN DEZHNEV
La più importante spedizione Russa del XVII secolo in Chukotka ha per protagonista un umile e semplice Cosacco di nome Semen Dezhnev. La cosa sorprendente è che questa sia caduta nell‘oblio per quasi un secolo e si abbia avuto notizia di essa solo nel 1736, quando fu trovato da Müller, uno degli scienziati al seguito delle spedizioni di Bering, il rapporto di Dezhnev.
Negli anni ‚40 del XVII secolo, Dezhnev, che si era aggregato ai Cosacchi in gioventù, operava nella zona dei fiumi Lena e Indigirka con Mikhail Stadukhin, un altro uomo che molto contribuì all‘esplorazione di quella remota parte di mondo. Alcuni cacciatori di pelli ebbero notizia dell‘esistenza del fiume Anadyr e di quanto fosse ricco verso oriente. Fedor Alekseyev, agente di un mercante Moscovita, volle essere il primo a beneficiare di questi nuovi territori di caccia e a seguito della sua richiesta, Dezhnev fu comandato a seguirlo in veste di rappresentante del governo. Il primo tentativo, nel 1647, fallì a causa della presenza di molto ghiaccio nel mare che impedì alla spedizione, una volta raggiunta la foce del fiume Kolyma, di proseguire verso est.
Fu organizzata una seconda spedizione che partì il 20 giugno 1648. Essa era composta di sette imbarcazioni ed era suddivisa in tre gruppi, con Alexeyev a capo di 30 cacciatori e Dezhnev al comando del gruppo delle persone al servizio del governo nel quale furono reclutati anche una ventina di cacciatori. A Dezhnev spettava il compito di proteggere Alexeyev e di riscuotere le tasse per lo stato. Nel caso specifico avrebbe dovuto raccogliere 280 pellicce di zibellino a ciascuna delle quali, corrispondevano 27 pellicce di volpe rossa, 20 di ermellino o 180 di scoiattolo. Il terzo gruppo era composto anch‘esso da cacciatori ed era comandato da un altro Cosacco di nome Ankudinov.
Si sa poco circa il viaggio stesso, di sicuro non fu tranquillo in quanto quattro delle sette barche andarono perdute non molto tempo dopo la partenza. Il 20 settembre 1648, quanto rimasto della flotta iniziale, aveva navigato oltre uno stretto situato nel punto più orientale della penisola della Chukotka, lo stesso che Cook avrebbe più tardi chiamato stretto di Bering. Ebbero poi uno scontro armato con i Chukchi e in ottobre la barca di Alexeyev si separò dalle altre durante una tempesta senza lasciare traccia. All‘imbarcazione di Ankudinov toccò probabilmente la stessa sorte, poichè non fu più menzionata. Dezhnev invece raggiunse la riva meridionale del fiume Anadyr e guidò i 25 uomini rimasti con lui lungo il corso inferiore del fiume stesso. Erano passate dieci settimane dalla partenza e questi esploratori costruirono là la prima colonia Russa. Dezhnev rimase nell‘area per i 12 anni a venire.
Circa 200 anni più tardi A.E. Nordenskjöld, durante il suo viaggio lungo il passaggio a nord est, chiamò il punto più orientale dell‘Asia capo Dezhnev in onore dell‘esploratore Cosacco.
La scoperta di Müller non ha mai convinto pienamente i ricercatori che Dezhnev effettivamente avesse circumnavigato la Chukotka e trovato lo stretto di Bering ben prima di Bering stesso. La prova decisiva fu data dalla dettagliata descrizione che egli dava della penisola dove si trova capo Dezhnev e dalla presenza in fronte ad essa di due isole abitate dai Chukchi, le isole Diomede.
IL KOCH
Molto probabilmente il tipo di imbarcazione usato da Dezhnev per attraversare lo stretto di Bering fu il koch. Ampiamente sottostimato e a lungo considerato un natante primitivo utilizzato solo nei mari del nord della Russia, merita invece un posto importante nella storia della navigazione polare.
La costruzione del koch si sviluppò lungo le coste del mar Bianco intorno all‘XI secolo soprattutto per mano dei Pomori, gli abitanti di quelle terre, che ne facevano gran uso nei loro viaggi nei mari polari. Il suo nome deriva dal termine Russo „kotsa“ con il quale si usava indicare il fasciame supplementare in pelle della carena che proteggeva l‘imbarcazione. Oltre alla doppia carena, altra caratteristica peculiare era lo scafo che visto in sezione trasversale aveva la forma di un mezzo ovale. Questo accorgimento permetteva all‘imbarcazione di sollevarsi quando fosse schiacciata lateralmente dalla banchisa e anche di proseguire la navigazione in stretti canali d‘acqua tra i ghiacci. La famosa e tanto magnificata „Fram“ di Nansen aveva una forma molto simile. Il koch era addirittura pensato per essere spinto o trascinato sui ghiacci e quindi costruito con legno di pino o larice per renderlo più leggero e maneggevole. Un legno duro, come ad esempio la quercia, l‘avrebbe reso troppo pesante e veniva utilizzato solo per costruire una cintura di rinforzo lungo la linea di galleggiamento.
Il timone era molto stretto nella parte superiore in modo da non creare ostacolo in caso di navigazione nella banchisa e si allargava considerevolmente solamente al di sotto della linea di galleggiamento. Disponeva di una sola vela, probabilmente di forma quadrata. A causa del suo sartiame era pressochè inutilizzabile in condizioni di vento contrario e richiedeva venti da poppa o almeno laterali. Il koch raggiunse il massimo del suo sviluppo nelle regioni orientali della Russia dove arrivò a misurare una ventina di metri con una superficie velica di qualche centinaio di metri quadri. Si pensa che fosse possibile utilizzare questa imbarcazione anche a remi e che su ognuna di esse ci fosse una piccola scialuppa anch‘essa a remi, utilizzabile per ricognizioni e in casi estremi anche per trainare il koch. Alcuni sostengono che fossero presenti a bordo anche un paio di slitte a vela. Disponeva poi di due ancore principali e alcune minori utilizzate per assicurare il natante ai ghiacci galleggianti. Poteva raggiungere una velocità superiore ai 6 nodi, ma la media che era in grado di sostenere nei viaggi più lunghi non superava i 3-4 nodi. Il koch, grazie alle sue speciali caratteristiche, fu utilizzato per secoli dai navigatori polari Russi. Il primo rompighiaccio era nato.
LA RI-SCOPERTA DELLO STRETTO DI BERING
Con l‘ascesa al trono di Pietro I il Grande parecchie cose cambiarono in Russia e lo Zar iniziò ad occuparsi dei territori più periferici dell‘impero. Fu così che, un mese prima della morte, nel dicembre 1724, all‘oscuro dell‘impresa di Semen Dezhnev, incaricò Vitus Bering di comandare una spedizione con lo scopo di esplorare la parte settentrionale dell‘oceano Pacifico e confermare che Asia e America erano separate da uno stretto. Ovviamente l‘interesse dello Zar, oltre che accademico in quanto molto interessato allo sviluppo della cartografia, era pratico e teso a trovare nuove terre per espandere il suo impero.
La spedizione partì da San Pietroburgo nel gennaio del 1725. Trasportare tutti i materiali necessari attraverso l‘immensa Siberia navigandone i fiumi e superando le regioni spartiacque tra di essi completamente prive di strade, fu sicuramente una grande impresa. Il convoglio comandato da Bering e dai suoi ufficiali, Spangberg e Chirikov, consisteva alla partenza di 25 vagoni e 26 uomini. Arrivati in prossimità del fiume Ob spostarono il carico su alcune chiatte e continuarono via fiume, poi nuovamente via terra, e così fino a Okhotsk, dove giunsero nell‘estate-autunno del 1726. Qui scoprirono che gli alberi della zona non erano grandi a sufficienza per costruire un‘imbarcazione adatta al loro scopo. Bering decise di fabbricare alcune semplici barche a bordo delle quali raggiungere la Kamchatka. Tutti i materiali furono poi condotti a destinazione durante l‘inverno utilizzando slitte, seguendo il corso del fiume Kamchatka e superando due catene montuose.
Finalmente nell‘aprile 1728, tre anni dopo la partenza, iniziarono i lavori di assemblamento della nave, la „Svyatoi Gavril“, che fu completata nel luglio dello stesso anno. Tre giorni dopo furono pronti a salpare verso nord. La parte finale del viaggio, quella che doveva finalmente risolvere il mistero, poteva adesso iniziare e durò appena 51 giorni. La spedizione seguì la costa verso nord est, come ordinato, e malgrado la nebbia, riuscì a raggiungere lo stretto di cui James Cook fornirà la prima carta 50 anni dopo e dedicherà a Bering. Raggiunta la latitudine di 65°30‘N vi fu un consulto tra Bering e i suoi due ufficiali più importanti, Chirikov e Spanberg, circa la condotta da tenere. Spanberg consigliò di continuare la navigazione per tre giorni e poi fare ritorno in Kamchatka per passarvi l‘inverno e Bering decise di seguire questo consiglio contro l‘opinione di Chirikov. L‘ufficiale Russo puntualizzò invano che se non avessero almeno tentato di proseguire fino ad incontrare la banchisa, oppure di raggiungere il fiume Kolyma, avrebbero di fatto violato gli ordini a loro impartiti dallo Zar. La spedizione continuò fino ad entrare nel mare dei Chukchi e raggiungere la latitudine di 67°N senza tuttavia essere in grado di avvistare terra a causa della scarsa visibilità persistente. A questo punto, passati i tre giorni previsti, venne deciso di fare ritorno. Nuovamente Bering condusse la Svyatoi Gavril con grande perizia attraverso la fitta nebbia procedendo lungo la stessa rotta già seguita prima.
La Prima Spedizione in Kamchatka avrebbe dovuto scoprire e cartografare lo stretto che separa Asia e America, ma non riuscì a portare a termine la missione. L‘unica nuova scoperta fu l‘isola di St Lawrence. Ovviamente Bering fu criticato per la sua condotta inspiegabile e apparentemente troppo prudente, ma nonostante questo gli fu affidata, alcuni anni più tardi, l‘organizzazione di una spedizione ancora più imponente, la Seconda Spedizione in Kamchatka.
GUERRA
Con la scusa di voler mettere pace tra le diverse popolazioni indigene, furono organizzate da Pietro il Grande prima e da Caterina I poi, delle spedizioni volte a soggiogare i nativi e fare loro pagare le tasse. La prima comandata da Shestakov finì in tragedia e tutti gli uomini furono uccisi dai Chukchi. La seconda voluta da Caterina I risale al 1731 e il contingente capeggiato da Pavlutsky contava ben 500 uomini, in parte Yukagir e Koryak. Partito da Anadyr e utilizzando i fiumi, Pavlutsky raggiunse l‘oceano Artico infliggendo ai Chukchi pesanti perdite e distruggendo tutto quello che gli si presentava davanti con violenza inaudita. Fu una vera e propria spedizione punitiva condotta in modo brutale con la cattura e l‘uccisione di donne e bambini e l‘incendio dei villaggi.
La ferocia di Pavlutsky impressionò notevolmente i Chukchi al punto da spingerli a comporre canzoni e poesie su di lui. Nelle leggende dei Chukchi la sua faccia veniva descritta coperta da una barba più dura di un baffo di tricheco e la sua spada così grande da oscurare il sole. I suoi occhi come di ferro, neri e tondi, e la sua armatura non poteva essere scalfitta dalle frecce. Le mamme Chukchi usavano spaventare i loro figli piccoli citando „Russian Yakuna“, il modo in cui loro chiamavano Pavlutsky. A causa di questa rappresaglia dei Cosacchi le già tese relazioni tra Chukchi, Koryak e Yukagir peggiorarono ulteriormente.
La spedizione di Pavlutsky, raggiunto il mare Artico, continuò verso capo Dezhnev, poi esplorò alcune isole nello stretto di Bering ponendo le basi per la scoperta delle coste dell‘America. Nel 1747 ci fu un terribile scontro tra il contingente di invasori e i guerrieri Chukchi che gli tesero un‘imboscata. L‘intero esercito di Russi fu massacrato e con essi anche Pavlutsky venne ucciso. Era talmente odiato che si dice sia stato arrostito sul fuoco, tagliato a pezzettini e la carne data in pasto ai cani. Gli fu tagliata la testa, che fu tenuta come trofeo per molte generazioni a venire.
A questo punto i Russi si resero conto che non avrebbero mai avuto ragione dei Chukchi con la forza e li lasciarono vivere secondo le loro leggi, anzi iniziarono un periodo di fruttuosi commerci con essi. Una situazione che, incredibilmente, durò fino all‘avvento del Comunismo.
STRATEGIE PER IL CONTROLLO
Anche se era diventato ormai evidente che l‘impero Russo non era in grado di gestire questi territori così lontani, tra la parte finale del XVIII secolo e la prima parte del XIX secolo, si susseguirono tre importanti spedizioni che concorsero in modo importante alla conoscenza geografica della regione.
Nel 1778 la costa settentrionale della Chukotka fu in parte esplorata da James Cook che, durante la sua terza spedizione, si era spinto in queste acque alla ricerca del famoso passaggio a nord-ovest. La sua spedizione raggiunse capo Schmidt, nel mare dei Chukchi, dopo aver navigato e battezzato il braccio di mare tra Asia e America, stretto di Bering. La notizia di questa spedizione, rese l‘imperatrice Caterina II ancora più scettica circa la capacità dell‘impero di mantenere il controllo della Chukotka. Essa era molto preoccupata che altre potenze potessero impossessarsi di quelle terre e pertanto decise di intervenire.
Fu così che nel 1785 fu organizzata una spedizione con il compito di esplorare e cartografare l‘area. Il comando fu affidato a Joseph Billings, ufficiale Inglese che faceva parte della marina Russa fin dal 1783, già reduce dalla spedizione di Cook e quindi con una certa esperienza nella zona. Sebbene criticata da alcuni studiosi, la spedizione produsse importanti mappe della penisola della Chukotka e delle isole Aleutine.
Seguì nel 1820 la spedizione del Ferdinand von Wrangel, Barone Tedesco al servizio dell‘imperatrice Russa. Eglì, durante 4 anni, esplorò la costa nord-occidentale della Chukotka dal delta del fiume Kolyma fino alla baia Kolyuchinskaya producendo le prime carte dettagliate della zona. Il secolo che seguì, soprattutto dopo la vendita dell‘Alaska all‘America, fu caratterizzato da numerosi tentativi da parte di commercianti e cacciatori di balene Americani di estendere il loro raggio d‘azione fino alla Chukotka. Questa attività raggiunse il suo picco massimo quando gli Stati Uniti rivendicarono la sovranità sull‘isola di Wrangel negli anni ‘20 del XX secolo.
IL COMUNISMO
Anche se molto lontana dai centri del potere la Chukotka fu interessata sia dagli avvenimenti della Rivoluzione di Febbraio che da quelli della successiva Rivoluzione di Ottobre. Negli anni successivi si succedettero al potere gruppi delle opposte fazioni, capitalisti e comunisti, che portarono ad un susseguirsi di complicate riforme e controriforme.
La regione divenne un soggetto dell’Unione Sovietica solamente nel 1931 e prese il nome di Circondario Nazionale della Chukotka. Tra gli anni ’30 e ’40 il territorio continuò il suo sviluppo ed ebbe così la luce un servizio aereo interno, la gestione cooperativa dell’allevamento delle renne, l’impianto per la lavorazione del pesce ad Anadyr e le miniere di tungsteno e stagno. In quegli anni in Chukotka vivevano circa 20.000 persone. Durante la seconda guerra mondiale la regione fu di vitale importanza non solo per la fornitura di metalli e materie prime all’industria bellica, ma anche per la grande produzione di carbone e la pesca. Alla fine del conflitto l’attività mineraria ebbe nuovo impulso e utilizzando il lavoro dei detenuti furono attivate nuove miniere di stagno, tungsteno e anche uranio, scoperto nel 1946. Alla fine degli anni ‘50 fu trovato anche l’oro.
L‘esercitò decise di potenziare il territorio in quanto di importanza strategica nella guerra fredda e molti militari raggiunsero la penisola. Questo portò ad una forte immigrazione e la popolazione crebbe fino a raggiungere, negli anni ‘60, i 100.000 abitanti. Nel frattempo venne completato il processo di collettivizzazione dell’allevamento delle renne e della caccia ai mammiferi marini ed entrambe le attività divennero statali. Negli stessi anni fu ulteriormente ampliato il numero di miniere e di conseguenza furono costruite alcune strade, porti, fabbriche, etc. La produzione di carne, pesce e pellicce, queste ultime soprattutto attraverso l’allevamento di animali da pelliccia, raggiunse il suo apice.
L‘INDIPENDENZA
In seguito al collasso dell’Unione Sovietica, nel 1992, la Chukotka divenne un distretto autonomo membro indipendente della Federazione Russa. Il periodo post Sovietico e la transizione verso l’economia di mercato si rivelò scioccante per tutta la Russia, ma la situazione era particolarmente difficile in quelle regioni in cui le condizioni socio-economiche dipendevano direttamente dalla situazione generale del paese.
Gli anni ’90 segnarono l’ inizio della più grande emigrazione nella storia della Chukotka che, in quel periodo, perse metà della popolazione. La crisi generale della zona fu aggravata dal declino di settori importanti come le miniere d‘oro e di stagno tanto che i più grandi impianti di estrazione e lavorazione furono costretti a chiudere. La produzione di carbone si ridusse di un terzo, la produzione di carne e di uova, così come la resa della pesca si dimezzarono, mentre i prezzi delle merci aumentarono più rapidamente che nel resto della Russia. L‘edilizia si bloccò completamente. In molti villaggi indigeni non si costruiva dal 1950. Le attività tradizionali non ebbero sorte migliore e così mentre il numero di renne si dimezzò, il commercio di pellicce, alla base dello sviluppo della Chukotka, improvvisamente cessò di portare profitto. Agli ospedali e alle scuole vennero a mancare attrezzature di prima necessità come apparecchi per i raggi x e libri di testo. Per molti anni la popolazione della regione visse in condizioni al limite della sopravvivenza.
La situazione migliorò radicalmente in seguito all‘elezione di Roman Abramovich, il presidente del Chelsea Football Club, a governatore nel dicembre del 2000. Il nuovo gruppo dirigente ha trovato inediti punti di crescita e ha creato l’ambiente per il progresso socio-economico della Regione Autonoma della Chukotka. Negli ultimi anni le trasformazioni, molte delle quali hanno prospettive a lungo termine, hanno migliorato quasi tutti i principali aspetti della vita della popolazione.
Sono molto interessato ad un viaggio fotografico tra le etnie di questo paese. Potrei avere altre info, anche sui costi di un viaggio ?
Buongiorno Diego,
siamo stati in Chukotka già 4 volte, qualora dovessi organizzare un’altra spedizione la informerò in modo da darle la possibilità di parteciparvi.
A presto e grazie,
Piero.