Chukotka. Già il suono di questa parola appare misterioso e non è nemmeno sul tabellone del Risiko! E io ci sono stato addirittura 2 volte. Beh, credo che la molla sia stata la volontà di attraversare lo Stretto di Bering, luogo mitico ( parola overused ma davvero appropriata in questo caso. . ) per molte e differenti ragioni. Ecco se nominiamo lo stretto di Bering la locazione geografica della Chukotka si fa più chiara. Davanti c’è l’Alaska che nei giorni di buon tempo si può vedere ad occhio nudo tanto è vicina.
Andare in Chukotka non è la più semplice delle cose, ci vogliono permessi speciali e una volta arrivati ad Anadir – la capitale – si è solo all’inizio dell’avventura. La prima volta l’obiettivo della spedizione era di raggiungere il golfo di Senyavin, cosa non proprio agevole. Avremmo dovuto iniziare il nostro spostamento col traghetto che ci avrebbe portato a Providenija, la seconda città della Chukotka. Ma il mare mosso e l’impossibilità di servirsi di un aereo a causa del cattivo tempo ci ha tenuti bloccati ad Anadir qualche giorno. Anadir è una città piacevole, l’albergo non era male ed anche il cibo era gradevole ma dopo qualche giorno è davvero difficile trovare qualcosa da fare per ingannare il tempo. La visione costante dei beluga nella baia ha però certamente contributo a far passare il tempo più velocemente.
Finalmente si parte, il tempo è migliorato e il traghetto è pronto a salpare. Ci si imbarca nella confusione più totale in mezzo a chutki ed inuit che ritornano nei loro villaggi su a nord dopo aver visitato la capitale. Quando diciamo che siamo turisti i volti degli altri passeggeri sono sconcertati ma anche curiosi. Come mai ci sono dei turisti e per giunti dall’Italia, nazione per cui tutti gli abitanti della Russia hanno una predilezione speciale, in posto così sperduto e duro?
Il viaggio non è semplicissimo ed è lungo più del previsto. Dobbiamo trovare riparo in una baia ed aspettare che il mare diventi meno tempestoso. Finalmente arriviamo a Providenja di notte dove dormiamo in alcuni appartamenti lasciati liberi dal crollo verticale della popolazione. Providenia era un’importante base militare con migliaia di soldati che però, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, l’hanno lasciata e ci sono intere zone della città che sono deserte. Adesso il crollo è però terminato e la popolazione ( circa 2,000 abitanti ) è stabile da circa un decennio.
All’indomani partiamo. La nostra destinazione è una piccola stazione di pescatori che. Insieme a qualche tenda, sarà la nostra casa per qualche giorno. Il posto è vicino ma il viaggio è lungo. La prima tappa è un piccolo villaggio – Novoe Chaplino – dove passiamo qualche ora ospiti di una famiglia locale che ci offre le prelibatezze del territorio – balena, tricheco e foca – di cui alcune incontrano il nostro gusto mentre altre ne sono piuttosto lontane.
Arriviamo finalmente alla baia da cui siamo portati per mezzo di veloci motoscafini alla nostra base. Certo non fa una grande impressione ma la posizione è piacevole e i locali cordiali. Sarà la nostra casa per qualche giorno e si rivelerà, almeno per me, un’esperienza decisamente formativa. E’ la base da cui partiamo giornalmente per le nostre escursioni: prima visita è alla Whale Bone Alley sulla vicina isola di Yttigran dove, probabilmente da secoli, si trovano ossa di balena disposte a creare una sorte di viale. Probabilmente sono state disposte in questo modo per compiere qualche rituale sciamanico, ma questa ipotesi rimane molto dubbia. Nei paraggi ci dovrebbe essere una enorme colonia di trichechi, ma pare essere scomparsa da qualche anno. Uno dei tanti misteri dell’Artico! Un altro giorno andiamo a vedere gli allevatori di renna ma l’impresa non risulta facile, non riusciamo a localizzarli e il tempo a nostra disposizione è limitato. Decidiamo di votare se continuare la ricerca o di tornare alla base: finisce 6-6 nella migliore tradizione italiana! Il caso però è benigno e dopo poco troviamo le renne. Quella stessa notte siamo molto fortunati ed riusciamo ad assistere a una aurora boreale, cosa che, dato che siamo in estate, non è poi così frequente. Sono generalmente alieno dalla facile retorica ma è stato uno spettacolo che difficilmente dimenticherò.
Il secondo viaggio in Chukotka è stato interamente per mare e ci ha permesso di superare lo stretto di Bering, di scendere a capo Dezhnev , di vedere i posti descritti da Giacomo Bove, il piemontese che era a bordo della Vega di Nordenskioeld e che con lui attraversò per il primo il passaggio di nord-est, e di visitare alcuni villaggi costieri come Uelen e Lavrentia.
Ufficialmente lo scopo della spedizione era di andare alla ricerca di un uccello piuttosto raro: lo spoon-billed sandpiper ( gambecchio becco a spatola in italiano ) che purtroppo non abbiamo avvistato. Ci sono stati però altri incontri piuttosto interessanti fra i quali una famiglia di chutki che viveva, tutto l’anno, sul bordo di una delle basse lagune costiere tipiche della parte di Chukotka che da sul Mare Artico. Difficile comunicare, ma l’ospitalità è stata da ricordare. A me piace ricordare anche i nidi degli edredoni con le femmine in cova facilmente localizzabili su strisce sabbiose di fianco alle basse lagune. Un altro luogo che ricordo con piacere è Koliuçin, una piccola isola piena di uccelli facilmente avvicinabili e dove si trovano anche i resti di una base scientifica del periodo sovietico.
Difficile dimenticare i viaggi in Chukotka e la nostalgia e i ricordi aumentano di intensità col passare del tempo…
Molto interessante. Anche se il racconto è breve e sfuggente.
Grazie del commento. Breve sono assolutamente d’accordo, sfuggente forse ma l’idea era di essere di stimolo ad ulteriori approfondimenti
Ciao è possibile sentirci via telefono per avere alcuni importanti informazioni visto che vorrei organizzare una spedizione invernale in questo sperduto posto?
Ringrazio per la disponibilità
Se mi lasci un numero provo a chiamarti