Premessa
Molti anni fa ebbi l’occasione di assistere ad una conferenza presso il “Museo di Scienze Naturali” in Milano. Il titolo era “Omero nel Baltico” e la relazione era tenuta dall’autore del libro l’Ing. Felice Vinci (ingegnere nucleare dirigente della Sogin) e dalla professoressa Rosa Calzecchi Onesti (traduttrice dei Poemi Omerici dal greco e dal latino e messi anche in poesia). Orbene questo Ingegnere Vinci, appassionato dell’Iliade e dell’Odissea, desiderava realizzare un sogno, che coltivava fin da ragazzo, quello di ripercorre la rotta che aveva fatto Ulisse per ritornare a Itaca, logicamente partendo dalla così detta città di Troia situata in Turchia. Ma non solo la descrizione delle località non collimava con quelle situate nel Mar Mediterraneo, ma addirittura certi elementi descritti nel poema non comparivano minimamente. Pertanto, vista l’impossibilità di identificare le varie località, si mise ad effettuare uno studio approfondito delle carte geografiche cercando le innumerevoli informazioni che le descrizioni del poema omerico elargiva puntualmente. Fu così che, sulla base di varie analisi e comparazioni dei luoghi, delle distanze, dei climi, delle caratteristiche naturali, finì per concludere che tutto il poema Omerico, dalla stessa guerra di Troia fino al ritorno ad Itaca di Ulisse doveva essere spostato dal “Mare Nostrum” al Mar Baltico e Oceano Atlantico …

… Dodici anni dopo
Parlando con Piero intorno a “nuovi” itinerari che mi sarebbe piaciuto effettuare mi ricordai della storia “omerica” e, visto che l’eventuale viaggio contemplava diversi interessi a lui molto cari quali: gli aspetti naturalistici come la fauna e la flora, la possibilità di visitare villaggi nordici, come i luoghi dove erano insediati i Vichinghi con le loro caratteristiche abitazioni, nonché raggiungere le remote isole atlantiche, riuscii a far passare anche la mia idea forse più strettamente romantica/letteraria. Diciamo pure che agii come Ulisse con il cavallo di Troia e … feci breccia. All’inizio non fu facile riuscire ad ottenere né le informazioni né una guida per ritrovare le varie località descritte nel libro dell’Ing. Vinci, nonostante mi fossi appoggiato per i necessari contatti all’Ufficio Commerciale Finlandese sito in Milano, tanto è vero che decisi di rivolgermi direttamente all’Ing. Felice Vinci il quale, gentilmente, mi fornì le informazioni necessarie e anzi finimmo per allacciare un rapporto epistolare per acquisizioni di ulteriori notizie sull’argomento. Piero intanto organizzava tutto il resto del viaggio e mi disse che l’idea iniziale di farlo tutto in barca a vela era improponibile sia per la durata, sia per i costi, tuttavia avremmo visitato tutti i posti che avevamo individuato utilizzando i diversi mezzi di trasporto.

Il 29 maggio del 2014 il viaggio ha inizio.
Il primo scalo è ad Helsinki. Ad attenderci la signora Jaana Shelby, membro attivo dell’associazione Kisko-seura, che ci farà da guida nel soggiorno Finlandese. La prima méta è Salo sulla strada per Turku, dove c’è un vecchio granaio, che dal 1994 era stato adibito a museo “Odysseus Pohjolassa” (Ulisse del Nord). Ora racchiude una manifestazione di altro contenuto perché, come ci racconta la Sig. Jaana, da molti anni non si parla più di questa “teoria” e conseguentemente ne é scemato l’interesse. La sosta ci permette di fare un riepilogo di tutto quello che è stato fatto partendo dalla data della divulgazione della teoria, avvenuta nel 1993, fino agli ultimi anni …. Ed eccoci ad Ayala, un piccolo paesino di un centinaio di abitanti, dove l’Ing. Vinci aveva individuato nell’area circostante un vero e proprio giacimento di toponimi che ricordano i nomi dei luoghi intorno a Toija (Troia) e Aijala, l’antica spiaggia (Aigialòs) dove gli Achei sbarcarono e costruirono il campo fortificato per assaltare Toija. Quando arriviamo sull’antica spiaggia Jaana mi indica con la mano un’altura dove sorgeva la mitica città. Là sulla cima della collina circondato da alti fusti di resinose, come le mura che lo proteggevano, si ergeva il regno di Priamo e non poteva essere diversamente. Omero descrive le mura di Troia come una rustica palizzata di tronchi e pietre, non certo come le fortificazioni micenee, ma più simili agli arcaici recinti in legno degli insediamenti nordici, non dimentichiamo che fino al XV secolo le mura del Cremlino erano tali. Per raggiungere i vari luoghi seguiamo un percorso fra bellissime foreste fino alla località di Pernijo dove si scorgono delle collinette che si rivelano essere dei tumuli, risalenti all’”Età del Bronzo”, da dove sono stati estratti diversi reperti come asce, spade, monili attualmente esposti al museo di Helsinki. Mi piacerebbe soffermarmi in questi luoghi con più calma ma il tragitto da compiere è ancora lungo e domani dovrò raggiungere, insieme ai miei compagni di viaggio, la città di Bòdo in Norvegia.

Lascio Troia e inizio la mia Odissea.
Mentre sono in volo ripenso ai vari motivi che hanno indotto a trasferire il “mito” del poema in queste terre e mari del nord.
– Il clima è perturbato: c’è parecchia nebbia sul mare che peraltro è sempre abbastanza mosso.
– I tumuli dell’Età del Bronzo nell’area di Toija sono compatibili con le sepolture omeriche.
– La battaglia di alcuni giorni descritta nell’Iliade presuppone il fenomeno delle “notti bianche”.
– Il sole di mezzanotte sull’isola di Circe la colloca idealmente sul Circolo Polare Artico.
– La Troia omerica era di legno, proprio come gli antichi villaggi del Nord Europa.
– Le armi sono di bronzo, come le spade e un disco simile ad uno scudo trovati a Nebra, nel nord della Germania.
– Le imbarcazioni sono simmetriche e con l’albero reclinabile.
– Gli eroi omerici sono biondi con gli occhi azzurri.
– Vestono abiti pesanti.
– Lo stretto di Messina, dove ci dovrebbero essere Scilla e Cariddi, non ha le caratteristiche descritte da Omero, che parla di un fondale basso e dice che lo scoglio di Scilla è sempre coperto dalla nebbia.
– Il Maelstrom delle isole Lofoten (chiamato Carybis su una carta del ‘500) corrisponde alla descrizione omerica del gorgo di Cariddi.
Già il Maelstrom. E’ proprio lì che mi sto dirigendo per vedere questo misterioso gorgo marino tanto descritto nei libri di avventura. Basti pensare a Jules Verne che lo cita sia in “ Ventimila leghe sotto i mari” che nel racconto “Un inverno tra i ghiacci”, oppure ad Edgar Allan Poe nel romanzo “Una discesa nel Maelstrom”, a Luigi Motta con “I tesori del Maelstrom” ed Emilio Salgari con i “I naufraghi dello Spitzberg” (“… la corrente non accenna a deviare e temo che vada a terminare nel Maelstrom …”) e noi, come da programma, ci imbarchiamo sul gommone e via a vedere questa “centrifuga marina” che inghiotte.
Così mentre il natante vola sulle grigie acque alla volta del gorgo di Cariddi (Mosken), e lo scoglio di Scilla (ora detto Hell) che si trova dalla parte opposta, realizziamo che ormai siamo entrati nel regno della Maga Circe, le isole Lofoten, oltre il Circolo Polare … “O cari, qui non sappiamo dove il Sole cala sotto la terra, o dove risale”.
Al ritorno dall’emozionante visione della corrente marina fortunatamente non entriamo in uno degli antri della maga ma in una accogliente cabina della Ms. Kong Harald della famosa flotta Hurtigruten e arrivederci Ulisse ci rivedremo più avanti. Ora ci spingeremo per le Lofoten fino a raggiungere il porto di Stamsund, terra di Vichinghi e poi via fino a Tromsò e successivamente a Honningsvàg da dove via terra arriveremo fino al mitico Capo Nord al 71° parallelo … a rimirare il sole di mezzanotte.
Ormai siamo ritornati sulla terra ferma e, per raggiungere la prossima méta, dobbiamo recarci a Kirkenes, ultimo insediamento norvegese al confine con la Russia.
< Piero conosci il libro “Trans Europa Express”? Racconta di un bel viaggio che parte proprio da Kirkenes per raggiunge Murmansk, Peter(Burg), Kaliningrad, Vilnius, Varsavia, Leopoli, Odessa fino alla bellissima città di Istanbul. Che ne diresti di …>
< Ne parleremo un’altra volta, adesso pensa a prendere l’aereo per raggiungere Ulisse> .
< … Meglio la ninfa Calipso.>

Già dobbiamo arrivare là “… nell’isola in mezzo alle onde, dov’è l’ombelico del mare.” E sarà negli antri profondi di quest’isola, Ogigia, che Calipso lo trattenne a forza. Questo ci dice Omero e Ogigia nel Mare Nostrum non è mai stata individuata.
E se Plutarco avesse ragione, quando nel “Il volto della luna” dice che la mitica Ogigia si trova nell’Oceano, a Ovest della Britannia?
E se Ulisse fosse finito proprio qui, al centro delle Far Oer, a ovest della Britannia, dove il sole in estate, come osserva Plutarco, “su un arco di trenta giorni scompare alla vista per meno di un’ora per notte, anche se con tenebra breve, mentre un crepuscolo balugina a Occidente?”

Mentre scendiamo con il piccolo aereo osservo il panorama dove si stagliano nell’oceano le varie isolette che compongono l’arcipelago delle Far Oer. L’isola che raggiungiamo con una imbarcazione si chiama Mykines (nome molto grecheggiante) e coerente con la grotta di Calipso anche se una maggior attenta descrizione potrebbe portare l’ubicazione di Ogigia nell’attuale Stòra Dimun o Isola Grande. Le irte e brune scogliere, animate dal volo delle pulcinelle di mare, si stagliano nette e si delineano nitidi i caratteristici antri (le grotte omeriche) e navigare fra tutte queste isole è davvero piacevole anche se il tempo atmosferico varia con una velocità incredibile.

Ora non ci resta che fuggire dalla ninfa Calipso dirigendoci verso la Scheria, la mitica terra dei Feaci, che Vinci colloca tra Bergen e Stavanger, sulla costa norvegese, ma il tempo stringe e così, invece di naufragare come Ulisse lungo una costa alla foce del fiume Figgjo dove lo troverà Nausicaa, noi prendiamo l’aereo e voliamo alla volta di Copenaghen perché la famosa Itaca si trova in Danimarca e la descrizione dell’ubicazione collima perfettamente.
Si arriva ad un’isola, la più occidentale di quattro, “… bassa, l’ultima là, in fondo al mare, verso la notte” è lei Itaca ora chiamata Lyo che raggiungiamo con un traghetto . Dal molo dell’isola guardo la sponda opposta e vedo Dulichio, l’isola “Lunga” (in greco “Dolichòs”), Same e Zacinto. E’ da quella parte che, costeggiando la Scandinavia meridionale (la terra dei Danai di Omero), arrivò Ulisse su una nave a remi messagli a disposizione da Alcinoo re dei Feaci. La lunga ”odissea” era finita.

Anche il nostro viaggio è terminato, adesso non ci resta che tornare a casa (nella nostra Itaca) sperando che l’ultimo tragitto non si tramuti … in un’odissea .
Mentre sto volando penso alle figure mitologiche come le Sirene o il gigante Polifemo.
Nella mitologia nordica e norena le “Sirene” sono sempre esistite e sono state descritte anche nelle varie leggende tanto è vero che, non a caso, anche Hans Christian Andersen ha scritto una (triste) fiaba su questa figura “ La Sirenetta”, divenuta peraltro simbolo della città di Copenaghen. Ripensando alle saghe nordiche mi viene in mente che la presenza di un gigante (Jotnar ) a volte anche antropofago è abbastanza frequente … vuoi vedere che il Ciclope e la leggenda del Troll Hestmannen, là sull’isola di Torget, situata a Torghatten lungo la costa della Norvegia che va da Bodò a Rorvik , … quella montagna “monocola” (ha un occhio in mezzo alla parete) creato proprio dalla caduta di massi … dovuti a … è meglio evitarla non si sa mai, ma la terrò presente se dovessi passare in barca da quelle parti.
Arrivederci alla prossima
Lascia un commento