Lasciato un secolo fa da un membro della spedizione di Scott è stato ritrovato nel 2013
Il taccuino lasciato un secolo fa da un fotografo membro della spedizione inglese del capitano Scott presso il campo base a Cape Evans, in Antartide, è stato ritrovato nel 2013 ed è ora conservato New Zealand Antarctic Heritage Trust. Il Trust è un’organizzazione non-profit responsabile della conservazione di cinque siti storici nella regione del Mare di Ross in Antartide, tra di essi le basi delle spedizioni di Ernest Shackleton, di Robert Falcon Scott e di Edmund Hillary attraverso il Ross Sea Heritage Restoration Project. Il lavoro è attualmente incentrato sulla conservazione dei manufatti presenti nella base utilizzata dalla spedizione di Scott nel 1911 e nella conservazione della base dello stesso Scott del 1902.
Alcuni specialisti dell’importante istituto neozelandese hanno trovato il diario all’esterno della base presso Terranova utilizzata da Scott nel 1911. Ogni anno il disgelo estivo provoca variazioni nei dintorni dell’edificio esponendo nuove parti di suolo, mostrando il taccuino per la prima volta in più di 100 anni.
Le note sono raccolte sotto il titolo “ Wellcome Photographic Exposure Record and Dairy 1910” e appartenevano a George Murray Levick (1876- 1956), chirurgo, zoologo e fotografo, il cui nome è scritto in modo chiaro nelle pagine di apertura. Levick faceva parte della spedizione di Scott 1910-1913 e fu membro del contingente denominato Northern Party che fu invito nel febbraio del 1911 lungo la costa settentrionale della Terra di Victoria per svolgere importanti ricerche scientifiche. Sfortunatamente il ghiaccio impedì alla nave di recuperare i 6 membri della spedizione presso Capo Adare ed essi furono quindi costretti a mettersi in marcia verso sud e a passare un duro inverno in una grotta di ghiaccio su Inexpressible Island. Malgrado avessero quasi esaurito le loro scorte che furono costretti ad integrare con pesce e carne di foca, riuscirono miracolosamente a fare ritorno alla base nel novembre del 1912.

Il diario contiene le sue note a matita con i dettagli della data, dei soggetti e particolari informazioni circa l’esposizione delle fotografie che aveva scattato durante il soggiorno a Capo Adare nel 1911.
“E’ una scoperta emozionante. Il libretto era una parte mancante dei rapporti ufficiali della spedizione. Dopo aver lavorato per sette anni alla conservazione dell’ultimo edificio della spedizione di Scott e degli oggetti della relativa raccolta, siamo felice di essere ancora in grado di trovare nuovi artefatti “, ha dichiarato Nigel Watson, Direttore Esecutivo del New Zealand Antarctic Heritage Trust.
La rilegatura del piccolo libro è stata sciolta da 100 anni di ghiaccio e acqua permettendo così alle pagine di essere separate e digitalizzate prima della riparazione. Un attento esame rivela legami certi tra le annotazioni del diario e le fotografie in possesso dello Scott Polar Research Institute di Cambridge e attribuite a Levick. Le pagine del diario, sono state portate in Nuova Zelanda, separate una ad una, stabilizzate e pulite, ricostruite di nuovo in sezioni e cucite insieme; così come anche la copertina è stata ripristinata. Il trattamento ha inoltre fornito l’opportunità per la digitalizzazione del diario che ne consente uno studio approfondito senza rischiare di danneggiare il fragile oggetto originale.
Una volta finito il lavoro esso è stato riportato in Antartide; ora fa parte degli 11.000 manufatti presenti a Cape Evans.
Nel 2013 l’Antarctic Heritage Trust ha anche scoperto numerosi negativi fotografici risalenti al 1911 lasciati nella base di Scott a Cape Evans. Nel 2010 il Trust, durante il lavoro di conservazione, aveva invece trovato tre casse di whisky e due casse di brandy sotto la base utilizzata da Ernest Shackleton nel 1908.
nel 2001 ho avuto la possibilità e la fortuna di visitare i siti-rifugio di Shackleton e Scott in un viaggio della “Quark Expeditions” intitolato “The Great Explorers”; è stato veramente emozionante e straordinario….sembra di rivivere la vita di quei momenti memorabili !
Paolo Valent
(un vostro iscritto e..fan…)
Salve Paolo, mi fa molto piacere apprendere che qualcuno sappia emozionarsi di fronte ai luoghi mitici dell’esplorazione polare e soprattutto che qualcuno si dichiari nostro fan, grazie molte!
Piero Bosco