Studio scientifico apparso nel novembre 2014 su PLoS ONE, una rivista scientifica con accesso aperto di pubblicazione internazionale online – www.plosone.org
In un recente studio condotto da un gruppo di scienziati dell’università dell’Alberta, guidati da Stephen Hamilton, si è fatta una proiezione dei ghiacci marini nell’Artico canadese al fine di conoscere le sfide di conservazione che gli orsi polari saranno costretti ad affrontare rispetto alla perdita di habitat. Il risultato della ricerca mostra come il ghiaccio pluriennale lascerà il posto ad una copertura di ghiaccio di formazione annuale in tutta la regione, così come i periodi senza ghiaccio si allungheranno. Questo potrebbe essere fatale per gli orsi polari già prima della fine del XXI secolo. Ognuna delle diverse popolazioni di orso polare presenti nell’Artico canadese dovrà affrontare nel futuro periodi che andranno da 2 a 5 mesi di completa di assenza di ghiaccio, condizioni attualmente impensabili. L’assenza di pack per tempi che sono molto maggiori di quelli che gli orsi polari sono in grado di sopportare per soddisfare le loro esigenze nutrizionali e riproduttive potrebbe essere fatale per la specie.
La costante diminuzione della banchisa in tutto l’Artico ha come conseguenza la variazione delle caratteristiche fisiche degli ecosistemi marini, rendendo i mammiferi marini dell’Artico e sub-Artico particolar- mente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Gli orsi polari (Ursus maritimus) sono indissolubilmente legati al ghiaccio marino e quindi molto sensibili alla perdita dello stesso. Essi si basano sul pack utilizzandolo come piattaforma per la caccia, la migrazione, e l’accoppiamento, ma in futuro saranno costretti a dover vivere in regioni in cui il ghiaccio del mare non sarà presente nella stessa misura. Secondo le proiezioni demografiche degli scienziati la continua perdita di ghiaccio marino accoppiata al riscaldamento climatico influenzerà negativamente la sopravvivenza dell’orso polare e il suo processo riproduttivo che potrebbe portare ad una diminuzione della popolazione. Non solo, il poco ghiaccio che sopravvive alla stagione dello scioglimento, potrebbe essere insufficiente alle foche dagli anelli (Pusa hispida), le prede principali di orsi polari.
Si prevede che l’habitat ottimale per l’orso polare diminuirà nel XXI secolo, con perdite significative nella Baia di Hudson e dei mari artici periferici, anche se le strategie di mitigazione dei gas serra e di geo-ingegneria potrebbero limitare alcune perdite. Ben 7 dei 19 gruppi in cui sono suddivisi gli orsi polari dipendono dal ghiaccio formatosi all’interno o convogliato nell’Artico canadese, essi costituiscono circa un quarto della popolazione globale, mentre il territorio dove si muovono rappresenta solo il 9,1% dell’areale occupato dell’orso polare.

Si pensava che l’Artico canadese e la Groenlandia avessero le maggiori possibilità di sostenere gli orsi polari fino alla fine del XXI secolo, anche se solo sulla base di un’analisi delle condizioni del ghiaccio marino nella parte più settentrionale dell’area. Gli orsi polari sono ben adattati a periodi prolungati senza cibo, ma quando sono costretti a digiunare la loro massa corporea diminuisce. Essa è già oggi in declino in alcune popolazioni con conseguenze negative sulla sopravvivenza e sulla riproduzione. Esistono studi che spiegano come la sopravvivenza dell’orso polare e i suoi tassi di riproduzione possono essere legati alla disponibilità di accesso al ghiaccio marino. Il progetto scientifico dell’università dell’Alberta esamina la stagionalità del ghiaccio marino e determina quando la lunghezza del periodo libero dai ghiacci nell’Artico canadese può diventare critica e limitare la possibilità degli orsi di alimentarsi e quindi influenzarne negativamente la riproduzione e la sopravvivenza.
Tutto l’Artico canadese sarà caratterizzato dal passaggio da una copertura di ghiaccio principalmente di tipo pluriennale a un sistema che presenterà stagionalmente mare libero dai ghiacci entro il 2100, con l’eccezione del Kane Basin e del Golfo di Boothia, che già oggi presentano queste caratteristiche. In tutti i casi, gli ultimi anni della simulazione mostrano tutti una percentuale di zone senza ghiaccio tutto l’anno (indicate in rosso nei quadrati che circondano la mappa) che non sono presenti nella maggior parte del XXI secolo.
Malgrado il ghiaccio pluriennale non sia un buon habitat di caccia a causa della bassa abbondanza di prede, esso fornisce un’ottima alternativa estiva agli orsi polari che altrimenti devono muoversi sulla terra ferma, e non sono costretti ad aspettare troppo a lungo la formazione del nuovo ghiaccio marino in autunno. Ad una prima analisi una transizione verso il ghiaccio annuale può sembrare preferibile perché è associato a maggiori opportunità di caccia, infatti, le foche dagli anelli, la preda principale di orsi polari, può aumentare in abbondanza se il ghiaccio pluriennale è sostituito dal sottile ghiaccio annuale. Tuttavia, il ghiaccio marino deve persistere abbastanza a lungo da permettere agli orsi polari di sfruttare potenziali aumenti di densità di prede. Nel tardo XX secolo, tutte le popolazioni di orsi polari presenti nell’Artico canadese, ad eccezione di quella del Kane Basin, hanno avuto condizioni di mare ghiacciato al 100% tra ottobre e dicembre e un minimo di copertura anche in agosto o settembre. Entro la fine del XXI secolo, secondo la simulazione degli scienziati, sia le regioni meridionali (M’Clintock Channel e Golfo di Boothia) che quelle centrali (Viscount Melville e Lancaster) potrebbero essere del tutto libere dai ghiacci per 5 mesi e allo stesso tempo non raggiungere il 100% di copertura alla massima estensione del ghiaccio. Nel nord (Kane Basin, Norwegian Bay e Queen Elizabeth) si stima che ci saranno da 2 a 4 mesi senza ghiaccio entro la fine del XXI secolo e che le concentrazioni massime saranno inferiori al 100% nel 2080-2090. Lo spessore del ghiaccio e della neve mostra flessioni simili in tutto l’Artico canadese, alla fine del XXI secolo esso sarà da due a cinque volte inferiore a quello della fine del XX secolo. Questo declino sarà in parte a causa della riduzione della superficie ghiacciata del mare e della sua data di formazione, ma anche a causa di un cambiamento del tipo di precipitazioni che da neve diventeranno pioggia. L’altezza media della neve scenderà a meno della metà nelle regioni centrali e del sud dell’Artico canadese, con le variazioni più marcate nelle regioni occidentali (Viscount Melville e M’Clintock Channel). Inoltre, utilizzando una stima prudenziale di 20 centi- metri come requisito minimo dell’altezza della neve per la conservazione dell’habitat delle foche, solo le aree Queen Elizabeth e Norwegian Bay saranno in grado di mantenere significative popolazioni di foca dagli anelli alla fine del XXI secolo.

Gli orsi polari hanno grandi difficoltà quando il ghiaccio marino è assente per lunghi periodi in quanto privati della possibilità di cacciare perdono massa corporea. Si prevede che il 2-3% dei maschi adulti di orso polare potrebbe morire di fame se il periodo libero dai ghiacci dovesse raggiungere i 120 giorni e il 9-21% potrebbe morire di fame se questi giorni diventassero 180, con altre fasce di età e sesso ancora più vulnerabili. Allo stesso modo, la rottura anticipata del ghiaccio marino potrebbe causare problemi riproduttivi in 55-100% delle femmine gravide. La frequenza di entrambi gli eventi avrebbe conseguenze significative per le tendenze demografiche.
Secondo Stephen Hamilton e la sua equipe le condizioni del ghiaccio del mare nell’Artico canadese potrebbero diventare inadeguate a supportare gli orsi polari nel tardo XXI secolo quando le stagioni senza ghiaccio raggiungerebbero la durata critica. Allo stesso modo, più a est, lungo la costa occidentale della Groenlandia e nella Baffin Bay potrebbero non esserci più le condizioni già prima del 2050, anche se il ghiaccio dovrebbe persistere lungo la costa orientale dell’isola di Baffin fino a molto tardi.
Lo scioglimento anticipato del pack negli stretti canali tra le isole canadesi diventerebbe critico nel 2060-70, mentre le condizioni delle coste adiacenti all’Oceano Artico rimarrebbero in gran parte buone fin quasi al 2.100. È importante precisare che quello che gli scienziati ritengono come il punto di non ritorno sia quando il periodo senza ghiaccio attraversa la soglia critica e rimane stabile per il resto del periodo considerato. Tuttavia, è possibile che le singole stagioni, o gruppi di stagioni, possano diventare critiche e senza ghiaccio mentre le stagioni successive essere non critiche; la frequenza di eventi critici aumenta rapidamente verso la fine del XXI secolo.
La simulazione attuata dagli scienziati dimostra come l’habitat costituito dal ghiaccio marino nell’Artico canadese potrebbe trasformarsi da pluriennale ad annuale entro la fine del secolo, e il restante ghiaccio annuale non sarebbe presente sufficientemente a lungo ogni anno per consentire la caccia agli orsi polari. Lo studio inoltre suggerisce che, entro il 2070, oltre l’80% dell’Artico canadese potrebbe essere caratterizzato dallo scioglimento dei ghiacci marini già nel mese di luglio, costringendo le femmine gravide a spostarsi a terra molto presto, con possibili effetti negativi sulla loro capacità riproduttiva.
Gli sforzi di conservazione per proteggere l’habitat dell’orso polare nell’Artico canadese dovrebbero concentrarsi nelle regioni dove il cambiamento delle condizioni della banchisa avviene più lentamente. Le popolazioni residenti nelle regioni Queen Elizabeth e Norwegian Bay potranno avvantaggiarsi della presenza di ghiaccio pluriennale più a lungo rispetto alle altre, e i fiordi e canali settentrionali presenteranno il minor numero di eventi critici senza ghiaccio. Tuttavia, entro il 2100 tutte le regioni dell’area di studio potrebbero superare il punto di non ritorno, mettendo la sopravvivenza degli orsi polari nell’Artico canadese in pericolo.
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